BOY, GIGOLO' E... PESCATORE DI CORALLO - parte 1 - Lucca Trasgressiva

BOY, GIGOLO' E... PESCATORE DI CORALLO - parte 1

Mi chiamo Emìl, faccio il pescatore di corallo ed abito a Bastia, in Corsica. Parlo francese, inglese, italiano e spagnolo, perchè qui il turismo è una fonte di reddito importante e, d'estate, capita spesso di flirtare con donne che provengono da tutta Europa e non solo.
Questa storia mi è capitata a metà agosto e, purtroppo, Frida era tedesca. Nonostante la difficoltà a capirsi, se c'è l'attrazione fisica, questo non è un problema. Sono rapporti occasionali, finita la vacanza, difficilmente proseguono. Tutt'al più ci si incontra di nuovo l'anno dopo.
Frida era piuttosto cicciottella, 1 metro e 70 per 82 chili, capelli biondi tinti e forme molto abbondanti. Aveva circa 50 anni e viaggiava con Barbara, un'amica tale e quale a lei. Benestanti e zitelle, ogni estate si facevano 15 giorni di villeggiatura in Italia ed altri 15 in giro per il mondo. Quest'anno, spostando un po' la mira, erano sbarcate in Corsica.
Io e il mio socio Gerard le abbiamo conosciute una mattina a Porto Vecchio, dove vendiamo ai turisti i coralli grezzi e le nostre collane. Le tedescone non erano bellissime, ma erano ricche e disponibili. In più, era il loro ultimo giorno di vacanza e, come fanno tutte le single, volevano esagerare.
Scherzando, abbiamo fatto loro un po' di corte e, scherzando, loro si sono attaccate a noi come due cozze (mai paragone fu più azzeccato). Pranzo a quattro al ristorante "Grazie mille" in Rue du Marchè (gentilmente pagato dalle valchirie), poi il mio amico si è eclissato con Barbara, mentre io spiegavo a Frida che mi sarebbe piaciuto portarla nella vicina Isola di Giraglia, dove pescavamo i coralli. Era mezza brilla e non capiva quasi niente di quello che dicevo, ma era evidente che le piacevo, ripeteva sempre: "Ja, sehr gut, ja...".
L'ho fatta salire sul nostro vecchio gommone motorizzato ormeggiato al porto e siamo partiti. Il vento e qualche schizzo d'acqua le sollevavano il vestito e facevano vibrare il suo cappello. Lei rideva, rideva... Con una mano teneva il copricapo e con l'altra la borsa, senza minimamente preoccuparsi della gonna che, come una bandiera, svolazzava lasciando scoperte le sue coscione bianche e le sue mutandone.
Ho ancorato il gommone a due metri dalla riva, in una piccola e deliziosa baia non raggiungibile a piedi. Frida era raggiante. Rischiando un infarto, l'ho presa in braccio perchè non si bagnasse e l'ho portata sulla spiaggetta deserta. Mentre riprendevo fiato, senza che le avessi chiesto nulla, mi ha infilato qualche banconota nella tasca dei bermuda e mi ha baciato sulle labbra. Erano un sacco di soldi!
- Du bist uno gentile raggàzo bèlo... no deve fuck me, solo compagnia...
Non rideva più, si è spogliata completamente e si è immersa piano piano nel mare cristallino. Prima le gambe e le cosce extra-large, poi il culone, la vagina e le tettone extra-extra-large. Sarà stato per il denaro, sarà stato perchè anch'io avevo bevuto troppo ma, guardandola con attenzione, il suo corpo bianco ed abbondante mi eccitava.
Quando è uscita dall'acqua, ho preso dal gommone un telo da spiaggia e l'ho aiutata ad asciugarsi. I capelli gocciolavano lacrime salate sulle grandi tette cadenti e, rimbalzando sui capezzoli turgidi per il bagno, si sfracellavano sulla sabbia. Ci siamo spostati vicino agli scogli, anche se l'acqua era un po' fredda, il calore del sole affumicava la piccola baia.
Ho tolto i bermuda sfoderando il mio pene già eretto. Le ho massaggiato il seno con delicatezza, mentre con l'altra mano scivolavo sempre più giù, accarezzando la pelle e una cicatrice da appendicite, fino a raggiungere il pube. Ho premuto sul perineo e sono entrato in vagina col dito medio, muovendolo piano avanti ed indietro e roteandolo verso l'alto per toccare il punto G.
Frida non parlava, assaporava il piacere delle mie esplorazioni sospirando e cominciava ad emettere fluidi vaginali abbondanti. Ho levato il dito e l'ho girata, chinandola a pancia in giù ed allargando le natiche con le mani per ammirare il suo culo. Era enorme, pieno di cellulite e bianco, bianchissimo. Sembrava una vecchia, gigantesca mozzarella. Ho assaggiato l'ano gonfio di piccole emorroidi con la lingua, aveva un buon sapore, un mix di acqua salata e sudore.
L'ho leccato con trasporto, separando le chiappone con una mano e sditalinandola sul clitoride con l'altra.
Lei ansimava, gridava frasi in tedesco che io non capivo, e si contorceva come una biscia. Poi, all'improvviso, è venuta, tremando e sussultando.

CONTINUA

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